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How to choose the right Italian prepositions?

Have you ever wondered how you should choose the right Italian prepositions? Prepositions are one of the mosti difficult thing in every languages. In this article I will give you some tips on how to know which preposition is correct between “di” and “a”.

Introduction

What I am going to talk about in this article, it won’t be grammar rules, or some tips on how to 100% stop making mistakes. See it more like a mental exercise. In fact, languages “take place” in our brain at first. I often use these techniques to teach my students some individual “rules” or exceptions.

One of these “rules”, for example, is about where and how to put the stress inside the words. There are no rules As shown in this video I made, learners should trick their brain to accomplish this sort of linguistic task. Although I won’t talk about anything this physical in this article, you should be aware that your brain is already “yourmothrtonguefied” before the words come out (pardon my neologism). In fact, you have already spoken before actually emitting sounds. Your sentences come out formed. It’s no exception which prepositions one should use. The right ones are already attached to words.

The same happens with prepositions and verb, that is the topic of this article. As shown in “My Method” page, the stories I use are the perfect content where you can see this constructions in action. The sentences are made to deliver a meaning and so do these construction. This way you see them and you get used to them naturally. A verb followed by a certain preposition won’t be anymore a rigid group of words to learn but it will be a structure with a precise meaning attached to it.

What are prepositions?

I found this definition of the site if the Walden University:

“A preposition is a grammatical term for a word that shows a relationship between items in a sentence, usually indicating direction, time, place, position, or exclusion.”

So prepositions are about relationships between things. You don’t usually create relationships in your daily thoughts, they exist already. It would be inefficient to pause all the time before saying something.

“Should I use on or in the bus?”, “Should I take you in or on a trip?”

While these may seem silly questions to a grown-up native speaker, they are not for people trying to get into the language, like me. I had a hard time learning English prepositions and how to use them. Someone starting learning Italian will probably feel the same difficulties with “a”, “di” or “per”.

“Riesco di o a parlare bene?”, “Dovrei imparare a o di disintossicarmi dai social?”

During school years, many were told to learn prepositions by heart, or at least it would have been the only way to pass the tests. This process is tiring and slow though. It takes you years to properly speak without even thinking about the intimate correspondences you built to learn these combinations of words.

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A woman worried for her test, trying the magic power of a nursery rhyme to find the answer.

The importance of the context (on a trip – in viaggio)

A better way to learn them is to see these tiny words in context and think about what they truly mean. Take the combination of –take someone and in a trip. Try then to explain to a non-native speaker why the in is not correct. Why do English speakers say “take someone on a trip”? Why on? 

In italian we say “portare qualcuno in viaggio”, non “sul viaggio”. A “viaggio” is something we are supposed to be inside. On the other hand, a “trip is something we are supposed to be on. SO WHAT? I told you this was going to be metally tricking.

In English a “trip” is like something you are on, like a bus or a ship. From this “platform”, you will go through your leisure experiences but always being on “something. In Italian a “viaggio” is like something you are in, like a car or a museum and in this box, you will do your holiday experiences. I know that maybe you feel stuck not knowing where I am heading to. Follow me!

Adding the second preposition after trip-viaggio

Everything will become more clear when you add a preposition after the “trip-viaggio” word. In English there are two options, to and in. The second has a slightly different meaning than the first one. Let’s compare 2 English sentences:

“My wife is taking me on a trip to Italy and we will be visiting a lot of her cousins”

“My wife is taking me on a trip in Italy but I already miss my home” 

In the first sentences they haven’t started traveling yet, in the second they are already there. We notice that “the trip” is not inherently connected to its destination, because one can be “to somewhere” and one can be “in somewhere”. The trip is “a platform” you are on and from where you go to places or you are in places. 

Italian sentences

In Italian we have two options that differ a lot in the meaning and in the usage. Let’s look at 2 sentences:

“Io porto mia madre in viaggio in Cina”

“Io e mia madre siamo in viaggio verso Pechino da 2 ore e arriveremo tardi”

In the first sentence we are going on a trip on New Year. In the second one we are on our way to Beijing. The problem is that “in viaggio verso” and “in viaggio in” have two different situations of use. One it’s on holiday and one it’s a trip by train or something. Furthermore, it will be extremely odd or specific to say “io porto mia madre in viaggio verso Pechino”. 

From these examples, you see that in Italian “in viaggio” is a place you are in, even your destination (essere in viaggio in Cina). So, the “viaggio” is equivalent to the destination, the place you are going to will be a different place, from the one that normally is. Your trip changes the places you are going to, they are not the same as the ones that people that live there see everyday. 

“Di” o “non di”, “di” o “a”

Let’s switch to Italian, my beloved mother tongue.

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La statua del “The Thinker” indecisa tra le preposizioni “di” e “a”, anche i migliori ci sono passati!

In italiano sapere quando usare una di queste preposizioni o non usarne nessuna è molto difficile per i discorsi di cui ho parlato nei precedenti capitoli. In Italiano ci sono dei verbi che richiedono esclusivamente una preposizione. Oppure verbi che a seconda delle preposizione che usi cambiano significato, è il caso di pensare con “di” o “a”.

Cosa cercherò di fare in questo capitolo è farvi vedere questi verbi e il loro significato in un modo diverso. Andremo a guardare insieme a cosa possiamo immaginarci che cosa rappresentano, che idea di mondo raccontano. La stessa cosa ho cercato di farla con “to be on a trip to” e “essere in viaggio in”. Ci siamo accorti che una preposizione crea un’idea di realtà ben specifica.

Dovremmo tutti, parlo anche per me che vorrei imparare lingue come il russo, “demothertonguefy” il nostro cervello quando parliamo. Ciò che vogliamo esprimere è già caratterizzato prima di diventare parola in tutte le lingue. Perciò dobbiamo cercare di cambiare la nostra maniera di descrivere il mondo quando parliamo un’altra lingua, dobbiamo fare nostra quella maniera.

Il caso “non di” con è un piacere

Sono stato anche troppo astratto, forse. Ora diventa un po’ tutto più pratico e con più esempi. In italiano si dice:

“È un piacere parlare con te” e non “è un piacere di parlare con te

La tecnica principale per non sbagliare mai con la preposizione è di invertire il soggetto con il verbo. Se vi starete chiedendo qual è il soggetto e perché, ci arriviamo fra poco. Per ora vi basti sapere che il soggetto è “parlare”. Provate quindi a dire:

“Parlare con te è un piacere” 

In questa frase vediamo come non ci va la “di”, sarebbe sbagliato e anche innaturale per molti. La stessa cosa funziona con “è + aggettivo” come nella frase:

    “È difficile parlare italiano per gli anglofoni” o “Parlare italiano è difficile per gli anglofoni”

Per questo discorso non ci interessa analizzare le sfumature delle due alternative. Questa è semplicemente una tecnica per imparare a usare le preposizioni. Ora capiamo perché il soggetto delle frasi è il verbo all’infinito in “-are”. In italiano gli infiniti possono essere i soggetti delle frasi, Inoltre, in italiano si può cominciare senza dover mettere il soggetto, come nella frase “è un piacere”, o addirittura si può non mettere il soggetto del tutto, come nella frase “vivo in Francia da 11 mesi”.  

Il soggetto non è fondamentale – L’infinito può essere soggetto

L’italiano per questo motivo a volte è definito una lingua pro-drop, le frasi possono tranquillamente cominciare senza soggetto. Ed è per questo che in inglese a volte gli noi partiamo senza dire “it” nelle frasi. Una mia studentessa per capire questo una volta mi ha detto che lei si immagina “è” come “it’s”. Anche lei chitta con il suo cervello, come vi sto dicendo di fare.

I verbi rappresentano le azioni che descriviamo usandoli. Anche un inglese non avrebbe difficoltà a immaginarsi che l’azione di “parlare” è difficile. Però è interessante che in inglese si usa spesso la forma in ing per i verbi-soggetto. Ad esempio la frase “trovare un appartamente a Londra è un casino della madonna”

    “Finding an apartment in London is a pain in the ass”

Quindi in inglese l’azione è sì rappresentata dall’infinito “to find”, ma solo in via astratta. L’azione che scende nel mondo diventa un verbo in “-ing”.                               

Il caso “di” con ho voglia di

“Ho voglia di finire questo articolo perché aiuterà sicuramente molti studenti.”

Questa frase è molto più intuitiva della precedente se la  si immagina nel modo giusto. Sarebbe naturale pensare che la voglia è rivolta a qualcosa e quindi “per” qualcosa. Non si direbbe qualcosa di incomprensibile, in inglese si dice così. È quello che dice anche la grammatica italiana in un certo senso. “Di finire” è chiamato complemento di specificazione, in questo caso oggettiva perché finire è la cosa che vuoi: voglio finire… 

D’altra parte è interessante notare come Francesco Sabatini in questo articolo parla dei complementi come espressioni con più significati. Queste espressioni possono anche avere un significato prevalente che però è dato dal contesto, dall’intenzione di chi le usa e anche da chi le ascolta. 

È innegabile che “di finire” risponda alla domanda “di che cosa”, nel senso di specificare di cosa è la voglia. Il complemento ci dice l’oggetto della voglia. E se provassimo a cambiare prospettiva e immaginarci che il desiderio sia fatto di qualcosa, che la voglia sia formata dalla cosa “di cui si ha voglia”?

Esercizio mentale

Quando una ha voglia di “fare qualcosa” o di “qualcosa” a cosa pensa? Pensa a quella “cosa”, lo spazio mentale in cui c’è l’immagine del suo desiderio è occupato dalla “cosa” o dalle sue rappresentazioni (finire un articolo può essere il tasto “pubblica” o l’ultima parola che si scrive). Quindi potremmo immaginarci che la voglia abbia la forma della cosa che per noi rappresenta il finire.

Sarebbe forse più comodo pensare alla “voglia di gelato”. La tua voglia avrebbe la faccia di gelato (magari all’ombra o in inverno). È importante notare che questa non è la vera sostanza della frase, del verbo o della preposizione. Il “di qualcosa” potrebbe essere la destinazione del tuo desiderio o la materia o la qualità di cui il tuo desiderio è fatto.            

Il caso “a” con aiutare a

La spiegazione di “aiutare a” prende spunto molto dalla costruzione “voglia di”. Prendiamo subito una frase:

   “Spero che questo articolo vi aiuterà a capire l’italiano”

Per quanto detto nel precedente capitolo, possiamo immaginarci delle sfumature prevalenti di significato, come in quest’altra frase che ha un significato simile:

    “Spero che questo articolo vi aiuterà con la comprensione dell’italiano (o con l’italiano)”

Entrambe sono sensate. Ora chiediamoci, però, perché non si dice 

“Spero che questo articolo vi aiuterà di capire l’italiano”?

La risposta che io mi sono dato e che non è una regola, penso possa aiutarci in generale con la scelta tra la preposizione “di” o “a”. Per semplificarci la vita stiamo al presente o al futuro. Si usa “a” perché l’azione del verbo aiutare non finisce nel momento in cui si dice “aiutare”, ma continua nell’azione di “capire l’italiano”.Soprattuto, l’azione di “aiutare“ è difficile immaginarla in un solo momento, tipo il sole nel film Io sono leggenda che traccia una linea perfetta per terra al tramonto.

Penso sia tutto più chiaro se la confrontiamo con la frase:

“Spero che questo articolo non vi faccia smettere di imparare l’italiano”

In questo caso “smettere di” è un’azione che è molto più facile immaginare in un solo momento. “Smettere di fare qualcosa” descrive che quel fare qualcosa nel momento in cui si dice “smettere” sia finito. Non si può smettere per un periodo lungo. Se si smette di fare qualcosa, è molto facile immaginarsi che quella cosa prima di smettere era fatta e poi non è più fatta.

Il verbo “aiutare a”

Proviamo lo stesso esperimento con un altro verbo che vuole “a”. 

    “Oggi accompagno i turisti a fare una gita in barca”

Se accompagno i turisti a fare una gita in barca, l’azione di accompagnare continua e si unisce “a fare una gita”. Sarebbe difficile immaginare l’azione di accompagnare che dura solo un istante. Anche se dicessimo “ho accompagnato i turisti” ci immaginiamo che l’azione sia durata molto o comunque sia stata lunga.

Ecco in generale le azioni con “di” ce le dobbiamo immaginare come “puntiforme”, come di un momento. Le azioni con “a“ invece le possiamo vedere come azioni “lunghe”, difficilmente compattabili in un attimo. L’ultimo esempio:

    “Prometto di imparare a cucinare”

L’azione di “prometto” è un’azione che possiamo immaginarci come un momento, un punto su un foglio bianco, la associamo magari alla frase stessa di “prometto. L’azione di “imparare” ce la possiamo più legata ad un processo del cucinare, dell’abituarsi a questa azione. Se ce la immaginassimo come puntiforme, sarebbe piuttosto da cambiare come un “sapere cucinare”, ad esempio nella frase “io so cucinare la pasta allo scoglio”. L’azione di “so” la vediamo più legata al dire di “saperlo fare” oppure la vediamo mancante del “mostrare di saper cucinare”.

Il caso pensare “a” o “di”

Il verbo pensare è molto interessante perché utilizza tutte e due le preposizioni, con significati diversi. Analizziamo due frasi: 

“Le persone pensano di arrivare prima al lavoro usando la macchina”

“Le persone pensano solo ad arrivare prima al lavoro, senza fare attenzione all’ambiente”

Nel primo caso “pensano di arrivare” significa che “hanno l’intenzione di” o “credono di” (to). Nel secondo caso “pensano ad arrivare” indica il contenuto del loro pensiero (about) o la cosa a cui fanno attenzione. 

Seguendo il ragionamento dell’esempio con “aiutare a”, se uno “pensa di arrivare” ci si può immaginare che l’azione sia avvenuta lì in un istante. Questa azione non continua direttamente nell’azione di “arrivare”. Diverso è il caso con “pensare a” perché in questo caso l’azione di “pensare a” descrive un’attenzione costante all’azione di ”arrivare”. E quindi il “pensare a” è un processo lungo, di riflessione quasi

Conclusione

Spero che questo articolo possa aiutare qualcuno quando deve decidere tra una preposizione e l’altra. È sempre importante pensare che dobbiamo fare uno sforzo per cambiare il nostro modo di pensare e quindi di parlare. Ogni lingua si porta dietro un insieme di modi di vedere e collegare le cose del mondo. Questo è proprio quello che cerco di fare nelle mie lezioni.

La cosa che forse vi può più aiutare è fare pratica di ascolto e lettura. Dopo un po’ vi abituerete e svilupperete il fiuto (come l’olfatto) per la lingua quando suona bene. Anche a me capita con l’inglese di accorgermi che qualcosa stona in una frase. Per esempio, se dicessi “i’m looking a book” capirei subito che qualcosa non va e che dovrei aggiungere o “to” o “for” a seconda di quello che voglio dire. “Looking a book” suona proprio male come anche “he do”. 

Prendete il senso della lingua, il suo spirito e la sua armonia. Le lingue di solito suonano bene e se non ti sembra che lo facciano, devi accettarlo e abituarti. Oppure, devi essere consapevole che ciò che dici è scorretto e che le persone potrebbero guardarti male o addirittura non capirti (la mia ragazza dice che gli inglesi a volte non mi capiscono perchè uso dei modi di dire del Lancaster, visto che ho vissuto con una donna di questa regione).